Coronavirus | Come sarà il “dopo”? I punti da cui ricominciare
“Nulla sarà come prima”: sono in molti a pensarlo in questo periodo di quarantena, e anche noi della FIAB stiamo ragionando su quello che avverrà dopo questa drammatica emergenza sanitaria. Ovviamente ci limitiamo ai temi di cui ci occupiamo, cioè la mobilità ciclistica, che però, a ben guardare, ha molto a che fare su come potrà essere il nostro vissuto quotidiano domani. Oggi guardiamo con una certa malinconia immagini di città desolate: luoghi di una bellezza spettrale ed inquietante che spesso sono riconquistate dalla natura che spunta con prepotenza dai sanpietrini delle piazze o ripopolate da animali che fino a ieri non sapevamo neanche esistessero a pochi metri da casa.
Ci sono anche aspetti positivi, come una rinnovata qualità dell’aria o il ritorno di acque limpide lungo le coste delle città. Insomma, là fuori c’è una città che ci mostra un volto diverso che ha anche dei tratti interessanti di cui dovremmo tener conto quando torneremo a ripopolare strade e piazze. Vogliamo quindi cercare di ragionare per capire come ricominciare recuperando questi elementi positivi per iniziare una nuova quotidianità fatta di lavoro, incontro, studio, tempo libero, vacanza e molto altro che sappia fare tesoro di ciò che ci è più mancato in questi mesi di forzata quarantena.
Guardando ai comportamenti delle persone in questo periodo, quello che evidentemente è molto mancato è lo stare insieme, il trovarsi, i riti collettivi che vanno dall’aperitivo ai giochi al parco con i bambini. Ma un altro elemento che emerge con forza è la (ri)scoperta da parte di tanti della necessità del movimento, la ricerca della natura in cui immergersi per potersi muovere, e questa attenzione soprattutto per i più piccoli, che oggi si scopre quanto bisogno hanno di scaricarsi, con una sana attività fisica fatta anche solo di una passeggiata di mezz’ora. Quella camminata che fino a ieri non potevamo concedere ai nostri figli per andare a scuola, ad esempio, oggi è vista come una necessità impellente, e per fortuna.
Dunque, come sarà esattamente il dopo?
Ci limitiamo a questi elementi per ragionare sul futuro delle nostre città. Le città devono tornare ad essere luoghi di incontro delle persone, e le persone si incontrano a piedi o in bicicletta, non dentro un’auto. Luoghi dove le persone possano camminare, per accompagnare i figli a scuola, e lungo il tragitto incontrare altri genitori con bambini che, insieme, possono scaricarsi prima di entrare in classe o all’uscita; strade dove camminare per andare al lavoro facendo quella sana mezz’ora di attività fisica che tanto abbiamo agognato quando ci era impedita; strade dove poter andare in bicicletta a fare la spesa nei negozi del quartiere che abbiamo riscoperto essere elementi indispensabili per la vivacità delle città.
Occorre che le città siano urbanisticamente ristrutturate per dare lavoro e far ripartire un’economia locale fortemente depressa. E la ristrutturazione delle città deve tenere conto di quelle necessità che tanto ci sono mancate quando eravamo confinati in casa: devono essere città dove sia facile e sicuro muoversi a piedi o in bicicletta, perché il movimento è salute e benessere di cui abbiamo un enorme bisogno.
Dobbiamo imparare, come abbiamo fatto in queste settimane, a rallentare: andare al lavoro in bicicletta, o a piedi, o con i mezzi pubblici, anche se ci costa mezz’ora in più: perché è la mezz’ora che ci permette di pensare, leggere, parlare con chi ci sta a fianco. Dobbiamo pensare che non possiamo fare a meno di un sano equilibrio tra uomo e natura. Ecco perché auspichiamo che chi ci governa, sia a livello locale che nazionale, comprenda che è indispensabile affrontare con molta serietà il tema di un nuovo modello economico, quello che timidamente si è abbozzato con il Green New Deale che qualcuno sta già pensando di smantellare riproponendo ricette economiche vecchie che porteranno ad altre epidemie, pandemie, disastri ambientali vari per i quali pagheremo prezzi sempre più cari.
A livello locale, in particolare, ci auguriamo che anche i sindaci sappiano proporre nuove ricette per rendere più vivibili e sane le nostre città e tra queste ricette non rientrano sicuramente il continuare a pensare che le città abbiano bisogno di strade, parcheggi e auto ovunque: questa visione lasciamola al passato. Oggi pensiamo al futuro delle persone, alla loro salute e benessere, l’investimento migliore che possano fare i sindaci.