LA CICLONOTTURNA A TEATRO
In occasione dello spettacolo teatrale di Federica Molteni in programma a Castenedolo il 14 marzo p.v. è spontaneamente sorta l’idea di andarci come Paciclica FIAB/Brescia. Ovviamente in bici, coerenti con la Memoria di colei che armata della sua bicicletta travolse le consuetudini del tempo.
Ma una ragione in più per fare la pedalata notturna allo spettacolo che ricorda la figura di Alfonsina, è che ci permette di legare bene la data (1924) di quel Giro che lei fece entrare nella storia della lotta per l’emancipazione femminile, con la contemporanea data di quello che fu il più potente e coraggioso discorso politico-morale pronunciato alla Camera da Giacomo Matteotti contro il capo del nascente fascismo. E che come sappiamo gli costò la vita.
Così la nostra pedalata a Castenedolo per Alfonsina prepara idealmente quella già programmata pochi giorni dopo a Fratta Polesine a casa di Giacomo Matteotti. Ambedue, in modo diverso, schiettamente pacicliche.
Logistica della pedalata
Ci ritroveremo a Brescia, in Largo Formentone, presso l’Ufficio PiùBici alle ore 19:30 (arrivate per cortesia qualche minuto in anticipo) rigorosamente tutti in bici e con i dispositivi luminosi funzionanti, utili alla ciclopedalata notturna, e indossate assolutamente le pettorine ad alta visibilità.
Da Largo Formentone pedaleremo insieme – con grande prudenza – per raggiungere la Sala dei Disciplini a Castenedolo dove, grazie all’amministrazione comunale e all’aiuto di quella mitologica figura da volontariato che risponde al nome di Angelone, parcheggeremo le nostre biciclette in luogo protetto e sicuro.
Rientreremo in bici a Brescia dopo lo spettacolo di Federica Molteni, arrivando spannometricamente verso le 23:00
Alfonsina lo scandalo in bici
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Nei primi del Novecento, quando il ciclismo era uno sport per eroi rigorosamente maschi, nasce Alfonsina Strada. La sua è una storia di determinazione, passione e ribellione contro un mondo che non le riconosce il diritto di gareggiare, di competere, di sognare.
Nata nel 1891 a Castelfranco Emilia, Alfonsina cresce in una famiglia umile. Fin da bambina nutre una grande passione per la bicicletta, ma a quell’epoca, per una ragazza come lei, non era una disciplina accettabile per il buon senso comune. Si allena di nascosto, con la vecchia bici del padre, sfidando le convenzioni e l’opprimente opposizione della società.
La sua determinazione la porterà lontano. Diventa una ciclista professionista dal 1907 al 1936. Partecipa a numerose gare in competizione con gli uomini. Ma il suo nome resta scolpito nella storia quando, nel 1924, riesce a iscriversi al Giro d’Italia col pettorale n° 72 cucito su una divisa che a quell’epoca poteva essere solo nera. Unica donna a partecipare in tutta la storia della competizione della maglia rosa. Quell’anno il Giro è aperto anche a ciclisti indipendenti, e Alfonsina coglie l’occasione per iscriversi, sotto lo sguardo incredulo e scandalizzato dell’opinione pubblica.
Il Giro del 1924 è massacrante. Strade sterrate, condizioni proibitive, biciclette pesanti e senza cambio. Alfonsina cade, si rialza, continua a pedalare, non si arrende. La sua tenacia la porta a concludere la corsa, anche se fuori tempo massimo.
Il suo gesto però segna un momento davvero storico, epico: una donna ha sfidato l’opprimente dominio maschile nel ciclismo, ha pedalato oltre i pregiudizi, oltre il limite imposto dalle convenzioni, volando sulle ali della propria libertà e per la libertà di tutte le donne.
L’Italia di quegli anni è l’Italia del fascismo, del pensiero maschilista, di un mondo che non riconosce il voto alle donne, che nega le diversità, che incatena e violenta la morale e l’etica civile. Eppure Alfonsina si costruisce il proprio destino, dimostrando che con la forza di volontà si può superare ogni ostacolo pur di raggiungere i propri sogni, sigillando un clamoroso, quanto sorprendente, gesto di resistenza civile.
Morirà nel 1959, lasciando un’eredità di coraggio e di straordinaria determinazione.
Oggi il suo nome torna a essere ricordato quale simbolo di emancipazione femminile e di lotta per i diritti civili. La storia di Alfonsina Strada – a noi piace immaginarla cofondatrice di Paciclica – parla di diritti conquistati, di battaglie vinte, ma anche di strade ancora da percorrere sia per esercitare la Memoria sia per conquistare quelle libertà che, per essere tali, devono essere per tutti.

